Anche nel tennis non mancano gli esempi di quelli che sono
diventati dei veri e propri rituali post vittoria. Si va dai modi di festeggiare più tradizionali,
quali gli inchini di Agassi o i baci dispensati dalla Sharapova ai quattro lati
del campo, a quelli più originali e curiosi.
Michael Youzhny è solito congedarsi dal pubblico rivolgendo
ai 4 lati del campo il saluto militare con la mano sinistra e tenendo, con la
mano destra, la racchetta sopra la testa a rappresentare un cappello. Sembra
che questa esultanza sia un modo per onorare la memoria del padre, militare
russo scomparso da alcuni anni, e al contempo ricordare le sue origini
tennistiche; è proprio nei circoli dell’esercito sovietico, infatti, che ‘Mischa’, ha iniziato a tirare i primi colpi.
Più vivace l’esultanza
di Jo Wilfred Tsonga. Il franco congolese, dopo le strette di mano con avversario
e giudice di sedia, attraversa il campo con una serie di piroette fino a spiccare
un salto finale in cui sfoga tutta la sua gioia.
Lukasz Kubot preferisce darsi al ballo. Il polacco è solito
festeggiare le sue vittorie a passo di kankan. Un rito nato agli Australian
Open 2011 quando Kubot promise al suo staff un’esultanza ‘speciale’ in caso di
vittoria al primo turno contro lo statunitense Sam Querrey.
In tema di ballo anche il tennis femminile vanta il suo
esempio; ma la tedesca Andrea Petkovic è stata costretta a rinunciare alla sua ‘Petko-dance’
poiché considerata da molti una mancanza di rispetto nei confronti delle
avversarie sconfitte.
Fin qui le esultanze abituali. Tanti sono poi i modi di festeggiare
istintivi ed originali che hanno contraddistinto
singole vittorie: dalla maglietta strappata in stile hulk dal serbo Novak
Djokovic a seguito della maratona di 5 ore e 2 minuti che lo ha visto prevalere
sullo svizzero Wawrinka negli ottavi di finale dello scorso Australian Open……………………..
…………………………….alla storica scalata di Pat Cash sulle tribune del
centrale di Wimbledon per abbracciare il suo clan dopo la conquista dello slam
londinese.
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