giovedì 18 aprile 2013

5-0/40-0…partita finita? Chiedetelo a Jana Novotna e Mario Ancic

‘Se Jana Novotna avesse avuto a disposizione un’altra spalla reale su cui piangere non avrebbe esitato’. Così esordiva un articolo del New York Times pubblicato il 5 giugno 1995 all’indomani della clamorosa rimonta subita dalla testa di serie n. 5 ad opera dell’allora diciannovenne Chanda Rubin nel terzo turno del Roland Garros. 

Dopo aver perso il primo set al tie-break la Novotna si aggiudica la seconda frazione per 6-4.  Nel set decisivo la tennista ceca riesce a dilapidare un vantaggio di 5-0/40-0 sul servizio dell’avversaria perdendo il match per 8-6 dopo essersi fatta annullare ben 9 match point. 

Con tutto il rispetto e l’ammirazione per la tenacia della Rubin in questo caso sembra più opportuno soffermarsi sull’”impresa” della Novotna, non nuova a simili exploit.

Poco meno di due anni prima, infatti, la tennista ceca accarezza il sogno di aggiudicarsi il primo slam della carriera; nella finale di Wimbledon 1993 porta la tedesca Steffi Graf al terzo set. Avanti per 4-1 e 40-30 nella frazione decisiva spreca la palla del 5-1 con un doppio fallo. E’ l’episodio che segna la fine dei suoi sogni di gloria. La Graf mette a segno il break e conquista i successivi quattro game per chiudere l’incontro con il punteggio di 7-6, 1-6, 6-4. 

Nel corso della cerimonia di premiazione Jana non riesce a trattenere le lacrime appoggiandosi alla spalla di Sua Altezza Reale la Duchessa di Kent, la stessa al cui cospetto tornerà 5 anni più tardi - con un volto decisamente più sorridente - per ritirare l’ambito trofeo londinese dopo la finale vinta contro la francese Natalie Tauziat. 

In campo maschile Jana Novotna trova il suo degno corrispettivo in Mario Ancic. L’episodio, risalente al 2010, è meno noto in quanto si consuma in un torneo minore, il challenger di Ostrava. Ancic al primo turno affronta il ceco Ivo Minar; nel terzo e decisivo set vola verso la vittoria portandosi sul 5-0/4-0 ma non riesce a trasformare i match point a sua disposizione e finisce col dilapidare tutto il vantaggio subendo 7 game consecutivi da parte dell’avversario (4-6, 6-4, 7-5 il punteggio finale a favore di Minar). 




Sarà una delle ultime apparizioni sul circuito del giovane tennista, una delle maggiori promesse tennistiche degli ultimi tempi, costretto al ritiro all’età di soli 26 anni dalla mononucleosi e da continui infortuni. Il croato, appesa la racchetta al chiodo, forte di una laurea conseguita nel 2008 all’Università di Spalato, ha tuttavia trovato grandi soddisfazioni perseguendo la strada della carriera legale.

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